Protesi per impianto endoprotesico

Sintesi
Con il presente contributo esaminiamo in particolare la soluzione estetica con una protesi a guscio in resina, su un impianto endoprotesico orbitale .

Introduzione
È un dispositivo protesico, realizzato tramite calco dell’impianto orbitale, con funzione di protezione e prevenzione da infezioni o ulcerazioni dell’impianto orbitale, espletando, al contempo, un’azione riabilitativa sia cosmetica che di mantenimento del tono muscolare palpebrale.

Il disagio estetico spesso ė una sofferenza poco analizzata, poiché viene considerata una normale conseguenza di una malattia o trauma. Questo aspetto può produrre nell’individuo disagi non solo biologici ma anche psicologici. Scopo di questa comunicazione ė di porre l’attenzione sulle nuove tecniche e metodi per risolvere le diverse problematiche dell’assistito.


Il caso
La parte anteriore della protesi a guscio copia fedelmente le caratteristiche estetiche dell’occhio controlaterale. Mentre la parte posteriore concava si adagia sull’ impianto.

La tecnica del calco è di grande importanza per ottenere la massima adesione sull’ endoprotesi e motilità.
L’ impianto consiste in una struttura, inserita nella cavità orbitale e suturata con i muscoli retti, ha lo scopo di riempire il volume dell’orbita sia nei casi in cui l’occhio sia enucleato, che eviscerato. Riproducendo in parte la motilità dell’occhio controlaterale.
Gli impianti mobili più utilizzati sono di diversi materiali tra cui la sfera in idrossiapatite (fosfato di calcio-derivato corallino) e in allumina.

Successivamente al calco dell’orbita, vengono eseguite delle prove applicative, con il guscio di prova, in modo da verificare gli eventuali attriti o pressioni sull’impianto sottostante.

Una volta accertato l’ottima tollerabilità, si procede alla costruzione della protesi.
La colorazione riproduce il diametro e colore dell’iride, della pupilla e la tonalità della sclera, come l’occhio contro laterale..

Lo strato esterno trasparente simula la congiuntiva e la cornea, riproducendo la profondità della camera anteriore.

La progettazione e la realizzazione prevedono un utilizzo per una normale attività di relazioni sociali, lavorativa e del tempo libero.

Le foto A; B; C; sono tratte da “The Anophthalmic Socket” Stephen L.Bosniak, M.D.,Editor.

L’assistito indossa ora una protesi in resina a guscio, su misura, con notevole miglioramento estetico ed ottima tollerabilità e mobilità:

L’applicazione della protesi in questi casi raggiunge un notevole successo, con risultati evidenti e apprezzati dall’assistito.

Il Peg:
consiste in un perno (o chiodino) di resina che viene inserito nella sfera di idrossiapatite, tramite perforazione della superficie anteriore, per aumentare la motilità della protesi estetica. Questo tipo di dispositivo è stato utilizzato negli anni 2000 poi successivamente non è stato più utilizzato preferendo nuove tecniche chirurgiche.

Abbiamo seguito diversi casi di assistiti operati al Moorfields Eye Hospital e in alcuni ospedali italiani.

Le foto A; B; C; sono tratte da “The Anophthalmic Socket” Stephen L.Bosniak, M.D.,Editor.

Impianto endoprotesico di Allen:
è un vecchio tipo di impianto degli anni 80, costituito da un cestello di materiale acrilico, la cui parte posteriore ha la forma di una calotta e la parte anteriore anulare piatta.

Lungo la parte cilindrica della circonferenza della calotta presenta quattro fori circolari nei quali vengono inseriti e poi suturati i fasci muscolari del cono orbitale per ottenere la motilità dell’impianto.

Poi successivamente in quegli anni, è stato creato un ulteriore modello chiamato “nuovo Allen” le cui caratteristiche risultano essere migliori in quanto la parte anteriore anulare piatta è stata sostituita da quattro rilievi ad angolo che creano una forma quadrata smussata e levigata, diminuendo così eventuali rischi di estrusione dell’impianto dovuti al bordo anulare piatto con il bordo troppo netto.

Resp. Giulio Cecchini

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